| PIAVE: Belluno e Treviso   | DRAVA: Dobbiaco e Wörthersee      
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Sito n. Descrizione Località file PDF
03 Borgo Piave Belluno  
Architetture Storico Artistiche (ASA) / Siti Etnografici (SE) (vedi scheda n. 57)  
Veduta di Borgo Piave (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua) Chiesa di San Nicolò  (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua) Casa Secco (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua)
 
Casa Doglioni (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua)   Segheria  (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua)

  • Dati identificativi
  • Struttura edilizia
  • Architettura interna
  • Stato di conservazione
  • Riferimenti
  • Descrizione

Nome dell’opera/
manufatto

Borgo Piave

Tipo edilizio:

complesso di strutture architettoniche composto da un nucleo abitativo che si erge attorno alla chiesa di S. Nicolò e da alcuni opifici idraulici, situati nella parte orientale del borgo

Localizzazione (Comune, Prov):

Belluno, BL, Italia

Coordinate GIS:

Coordinate (tipologia Gauss Boaga): X: 1748897 - Y: 5113474

Anno di realizzazione:

I principali opifici idraulici iniziarono la loro attività a partire dalla seconda metà del XV secolo, quando venne scavata la roggia di derivazione che captava una parte dell’acqua del torrente Ardo per rifornire gli opifici disposti ai piedi del centro storico, tra Fisterre a nord e Borgo Piave a sud.
All’interno del borgo si trova la chiesa di S. Nicolò, di origine probabilmente trecentesca, modificata nel 1547 e completamente ricostruita nel 1861.
Nella piazza di Borgo Piave, oltre all’edificio religioso, si incontra anche Casa Doglioni, detta anche il “botegon”, di origine cinquecentesca.
Casa Secco e Casa Fantuzzi, due stabili artistici di pregio, vennero invece edificati nel corso del Quattrocento.

Progettista:

-

Committenza:

Pubblica e privata

Destinazione originaria:

Zona portuale di Belluno, legata soprattutto al commercio del legname e ad attività manifatturiere

Destinazione attuale:

Zona residenziale

Accessibilità:

Libero accesso per quanto riguarda il borgo e la chiesa di S. Nicolò.
Casa Secco è abitazione privata non accesibile

Contatto per la visita:

Per l’accesso alla chiesa di S. Nicolò si consiglia di rivolgersi al sacrestano

CONTESTO AREALE DI RIFERIMENTO

Relazione degli edifici
con il contesto fluviale:

Borgo Piave era l’antico porto di Belluno, luogo in cui si svolgevano intensi traffici di merci (legname, bestiame, pietre, metalli, panni). Esso è legato quindi all’attività degli zattieri. Negli spazi adiacenti all’Ardo operavano gli opifici alimentati da una roggia di derivazione (la “Roja”), proveniente a nord da Fisterre.

ARCHITETTURE PECULIARI PER LA LORO RELAZIONE FUNZIONALE CON L’ACQUA

Caratteristiche edilizie
inerenti l’uso dell’acqua

Il borgo è disposto tra le pendici del colle su cui sorge il centro storico bellunese e l’alveo del Piave e rappresenta morfologicamente il raccordo tra la città e la via d’acqua. Allo stato attuale, l’alto terrapieno posto sulla sponda destra del fiume, rinforzato in alcuni punti con muri in cemento armato, non consente di comprendere appieno il fortissimo legame un tempo esistente fra il porto, la città e il corso d’acqua. All’interno di Borgo Piave scorreva anche il canale artificiale (la “Roja”), ad uso degli opifici idraulici.

Stato attuale:

Il borgo si trova nel complesso in discrete condizioni, nonostante la presenza di alcuni edifici assai degradati come Casa Doglioni

Restauri e compromissioni
significative:

Molti edifici del borgo sono stati oggetto di recenti ristrutturazioni. Se per Casa Secco gli interventi sono stati conservativi (con il restauro dei notevoli affreschi sulla facciata), non si può dire altrettanto per l’imponente fabbricato della vecchia conceria Colle, in parte stravolto.

Categoria/parole chiave

Porto fluviale / Attività degli zattieri / Opifici idraulici

Fonti:

edite

Archivi:

Biblioteca civica di Belluno

Bibliografia:

M. Cassol, L. Facchin, Il torrente Ardo. Itinerario lungo il corso d’acqua dalla città di Belluno al Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, Ascom Servizi Belluno, Belluno, 1993;
G. De Bortoli, A. Moro, F. Vizzutti, Belluno. Storia architettura arte, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, Belluno, 1984.
A. Bondesan, F. Vallerani, M. Zanetti, Il Piave, Cierre Ediuzioni, 2000

Descrizione dell’opera/
sito/manufatto

Grazie all’energia fornita dall’acqua della roggia di derivazione, in Borgo Piave funzionavano in epoca storica almeno tre importanti opifici idraulici, disposti lungo la storica Via dei Mulini.
Di fronte alla chiesa di S. Nicolò si trova la conceria Colle, ora ristrutturata ed adibita a stabile residenziale e direzionale. L’attività di conciapelli iniziò in questo edificio nel XVIII secolo e continuò fino al 1957.
Spostandosi verso est, in direzione della foce dell’Ardo, si incontra un secondo manufatto idraulico, un tempo destinato sia alla molitura dei cereali che alla concia delle pelli.
All’estremità orientale del borgo era attiva anche una segheria: si tratta di un opificio ancora intatto e in buono stato di conservazione.
Nella piazza di Borgo Piave sono situati la chiesa di S. Nicolò e Casa Doglioni. Sull’origine dell’edificio religioso ci sono notizie scarsissime, che lasciano supporre l’esistenza di un piccolo tempio costruito nella seconda metà del Trecento. In ogni caso la chiesa venne eretta ufficialmente nel 1547, per essere poi completamente rifatta nel 1861, con l’aspetto neoclassico che presenta attualmente. All’interno sono conservati una tela con “Vergine, Bimbo e Santi Nicola e Francesco” del seicentesco Francesco Frigimelica il Vecchio e un frammento di pala d’altare (nella sagrestia) con “Vergine, Bimbo e Angeli”, risalente al XVII secolo e attribuita al pittore bellunese Agostino Ridolfi.
Di fronte alla chiesa, allo sbocco della caratteristica Riva S. Nicolò (scalinata che sale verso il centro cittadino bellunese, su cui si affacciano pregevoli abitazioni) si riconosce Casa Doglioni. Lo stabile cinquecentesco, caratterizzato da uno splendido loggiato con archi quasi a tutto sesto, è purtroppo molto degradato, privo di infissi ai piani superiori e con un arco chiuso. Prima di essere completamente abbandonata, la casa era conosciuta come il “botegon”, un’osteria frequentata dagli zattieri e dai conciapelli.
Lungo la via retrostante la chiesa si trova l’interessante Casa Secco, di impianto quattrocentesco, che conserva sulla facciata alcuni frammenti della decorazione originaria del Cinquecento, recentemente restaurati anche se compromessi dagli eventi atmosferici.
Un altro edificio da segnalare è Casa Fantuzzi, costruita nel Quattrocento e contraddistinta da una facciata scandita da un triplice ordine di finestre profilate in pietra viva di Castellavazzo.

Descrizione del contesto
di riferimento:

Borgo Piave, quartiere-porto di Belluno, costituisce certamente uno dei complessi di architettura fluviale più rilevanti dell’intero corso del fiume Piave. Il Borgo è ben noto essendo stato, per secoli, al centro di un’intensissima attività commerciale e portuale. Sorge nella parte più a valle della città di Belluno ed è limitato a nord-est dal torrente Ardo, che confluisce nel Piave, ed è noto per l’intensa attività portuale che ha avuto per secoli il commercio di legname.
Nel Borgo Piave si concentravano le attività economiche legate al commercio del legname e, più in generale, allo sfruttamento dell’energia idraulica nel vicino torrente Ardo. Zattieri, fabbri, falegnami e segantini erano i principali operatori in quello che un tempo fu un ferventissimo quartiere di attività.
Il legname, fluitato nel corso del fiume e dei suoi affluenti veniva diretto principalmente verso Venezia, dove era destinato a un’industria cantieristica di enormi dimensioni, all’edilizia o alla costruzione di canali. La Serenissima fu fortemente interessata dal “plus valore” che offriva l’intero bacino montano del Piave: materie prime, risorse energetiche e minerarie furono per almeno 6 secoli elemento cruciale dell’interesse veneziano verso l’alto corso del Piave.
Fra le attività commerciali che transitavano per Borgo Piave, la fluitazione del legname ha avuto per secoli un ruolo preponderante. Di varia natura erano comunque le attività di transito di vario genere:  numerose zattere erano adibite al trasporto di materiali diversi tra cui pece, resina, panni da lana, bestiame, ferro (dalle miniere zoldane e cadorine), rame, carbone (zoldano), pietre molari per mulini, pietre rosse da costruzione estratte a Castellavazzo (e destinate ad abbellire nel corso del Quattrocento chiese e palazzi di Belluno), pietre estratte a Fener (usate per il selciato di Treviso). Le zattere realizzate a tal scopo conobbero nel tempo passeggeri di ogni tipo: commercianti, soldati, sacerdoti, avventurieri e banditi.
Il commercio del legname faceva parte di un complesso sistema produttivo che interessava l’intero territorio montano. Attraverso le risìne (condotte artificiali), il legname veniva ammassato in riva ai torrenti e da qui spinto nei cìdoli, sorta di dighe a forma di enormi rastrelli che consentivano il passaggio dell’acqua trattenendo il legname. Dai cìdoli, il legname veniva raccolto e avviato nella filiera delle segherie alla veneziana per le opportune lavorazioni.
Dopo la fluitazione lungo i diversi affluenti, il legname (di provenienza soprattutto dal cadorino, ma anche dal zoldano, dall’agordino e dal Cansiglio) veniva convogliato sulla Piave principalmente in primavera, quando le masse idriche in deflusso aumentavano grazie al disgelo, e da qui transitavano per Perarolo prima e Borgo Piave poi.
La fluitazione, strumento vitale dell’economia bellunese, fu soggetta a variabili ambientali, politiche e commerciali  che la influenzarono considerevolmente nel corso dei secoli. I rischi inerenti la navigazione sulla Piave erano notevoli e all’ordine del giorno: lo provano i numerosi ex voto, oggi raccolti presso il Museo Civico di Belluno, che illustrano i diversi salvataggi miracolosi, ma anche la lunga serie di toponimi e dedicazioni di chiese e cappelle a San Nicola da Bari. Significativa, in tal senso, è pure la presenza della chiesa di San Nicolò nello stesso Borgo Piave: si tratta del santo patrono degli zattieri.
Per quanto attiene lo sfruttamento dell’energia idraulica, l’asta del torrente Ardo, che delimita a nord est il Borgo Piave, è esemplare per le intense attività condotte da un numero concentrato di piccoli opifici, alcuni dei quali di proprietà ecclesiastica. La presenza di mulini è qui documentata a partire dal XII secolo (i primi sono attestati nel 1180 e 1182). Numerosi erano anche i folli da panni (per sodare i panni di lana), le fucine dei fabbri, le botteghe dei conciapelli e le piccole segherie. Queste attività, così concentrate, furono nel corso dei secoli anche causa di scontro tra i diversi proprietari, per l’uso delle acque, non sempre abbondanti, deviate da canali e rogge artificiali. 
Il Borgo Piave fu dunque non solo la fonte insostituibile di energia idraulica per Belluno, ma iconizza anche la “Via del Fiume”, per l’intenso scambio economico tra montagna e pianura che, per secoli, fu percorso nei due sensi: legna e materie prime furono le risorse chiave che fecero risalire sino alle più lontane valli materie preziose come sale, cereali, tessuti, vino e acquavite.

Descrizione altre attrattive
(paesaggi e luoghi d’acqua,
prodotti tipici locali e servizi
turistici aggiuntivi)

Dall’argine che delimita a sud Borgo Piave si può godere di un’ottima vista sul centro storico di Belluno e sulla valle del Piave ed è possibile proseguire a nord, lungo la valle dell’Ardo, per mezzo di un interessante percorso pedonale sopra il terrapieno.

Commenti/note

Percorrendo a piedi il sentiero situato sopra l’argine del Piave è semplice collegarsi all’itinerario lungo l’Ardo, che si inoltra nelle località di borgo Prà e della zona del Fol fino a Fisterre, attraverso gli antichi complessi produttivi della città di Belluno.

Compilatore della scheda

Lucio Bonato /Eriberto Eulisse