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INTRODUZIONE

È un valico, un valico delle Alpi, che divide delle valli di qua e di là, delle acque con le loro risorgive che nascono tra i sassi od il muschio, che sboccano da disciolti nevai, si incanalano e vanno, cantano e rombano, diventano torrente e fiume. Ma i fiumi alla fine vanno tutti a distendersi in qualche mare, Adriatico o Tirreno o Mar Nero che sia. Le acque di quei due displuvi lassù rigirano a lungo per tortuose valli, poi sboccano con violento ribollire di gorghi e fragore di cascate in due fiumi grandi. Ed ancora essi vanno, belli e regali, con dolci anse azzurre tra i colli, serpeggiano e si stendono infine nelle pingui pianure, a volte rinserrati tra alti argini […]. Sono figli della stessa madre, da diverse terre tornano lentamente ora alla stessa casa che li generò.*

L’espressione con cui vogliamo introdurre la guida, sebbene non sia nata per definire il Piave e la Drava , ben si presta a raffigurare i fiumi e i territori oggetto di questa guida.
I fiumi costituiscono la naturale via di comunicazione che, per secoli, ha consentito la circolazione di uomini e idee nello spazio alpino italo austriaco. Corsi d'acqua troppo spesso solo relegati a strumenti di separazione amministrativa e non intesi come bacini concepiti nella loro unità, come auspicato dalla Direttiva Europea sulle Acque (WFD 2000/60).
Il progetto Interreg IV Drava-Piave mira alla riscoperta e alla valorizzazione culturale di un patrimonio comune a partire dall’architettura storica fluviale e lacustre dai tratti unici e irripetibili non sempre adeguatamente valorizzata, se non abbandonata.
Ogni partner del progetto ha avuto la possibilità di analizzare le caratteristiche del proprio tratto di bacino idrografico e di diffondere le proprie buone prassi in ottica transfrontaliera.

Il disegno generale intende promuovere un ecoturismo sostenibile per rafforzare il senso di appartenenza e identità delle popolazioni rivierasche, migliorandone inoltre la qualità della vita.
Con le attività promosse dal progetto si pongono le basi per lo sviluppo di un turismo fluviale legato al concetto di acqua come “bene comune” tramite una conoscenza più approfondita del territorio e dei beni ancora legati ai fiumi o ai laghi.
Si valorizzano le architetture di qualità - fluviali e che circondano i laghi - come archetipi e prototipi di un abitare che dialoga con l’elemento acqua.
Si promuove un turismo attento ai patrimoni culturali e naturali esistenti lungo i bacini idrografici dei due territori, fornendo gli spunti per applicazioni similari in altri contesti con analoga valenza paesaggistica.
Si censisce, quindi si rinnova e conserva un‘informazione creando un repertorio per il mantenimento della memoria dell’acqua proveniente dalla tradizione in molti casi orale, in altri anche documentale, per proporne in futuro una valorizzazione fruitiva.
Nella prima fase di censimento del patrimonio fluviale del Piave, il Centro Civiltà dell’acqua si è avvalso di un comitato scientifico e di professionisti esterni.
Il comitato di esperti ha coadiuvato gli schedatori nella redazione della lista di 200 siti ritenuti significativi a rappresentare dal punto di vista architettonico, naturalistico, etnografico, storico artistico e archeologico il patrimonio fluviale del bacino del Piave.
I siti sono stati rilevati e schedati per la loro diretta relazione con il fiume; i manufatti edilizi per le caratteristiche funzionali ed architettoniche relazionabili all’utilizzo dell’acqua; le aree naturalistiche per le particolari relazioni funzionali con il fiume o con l’acqua o con il contesto di bacino idrografico.
I beni inventariati con una impostazione metodologica multidisciplinare e interdisciplinare, sono stati quindi rielaborati per una fruizione turistica ad ampio spettro.
Ogni sito riporta in origine una indicazione di appartenenza ad una o più tipologie, necessaria per la pianificazione di 5 itinerari tematici: naturalistico, architettura storico artistica, architettura contemporanea, di interesse etnografico e archeologia industriale.
L’iniziale suddivisione in beni appartenenti alle categorie Architettura Contemporanea (AC) Archeologia Industriale (AI) Architetture Storico Artistiche (ASA) Siti Etnografici (SE) e Siti di Interesse Naturalistico (SIN) sono state mantenute e dove il bene era stato catalogato in più categorie si è scelto di presentarlo nella categoria prevalente.
Si è scelto, in fase di redazione della guida, di non predisporre i cinque itinerari previsti inizialmente, ma di suddividere in micro aree i bacini idrografici in oggetto, proponendo una fruizione geografica e non tipologica.
Questa visione geografica permette inoltre di apprezzare con più o meno evidenza la variabilità di tematismi individuabili nelle micro aree, fornendo la chiara prova che il collegamento con l’elemento acqua è stato fino agli anni ’60 del secolo scorso un elemento imprescindibile dell’attività umana, dal trasporto di prodotti e merci, alle attività lavorative di segherie, mulini e magli, di volontà e necessità di avere l’acqua amica per poter fare tutto ciò.
Nel caso del Partner austriaco l’acqua del Wörthersee diventa luogo meditativo, delle ville costruite dai cittadini per le vacanze estive, dove l’arte e l’architettura dialogano con il lago. Gli architetti vengono chiamati a creare un dialogo con il lago, con l’acqua realizzando pontili, rimesse per le barche, pergole e terrazze che si affacciano sulle rive immerse nel verde o costruite su speroni rocciosi, con i metodi del romanticismo di fine ottocento. Ma tale visione si protrae nel tempo ed anche oggi le nuove architetture hanno lo stesso rapporto con il lago, anche se le tipologie non sono più le stesse e si sono adeguate agli stili contemporanei.**
Il partner di Dobbiaco ha messo in rete una serie di luoghi simbolici che hanno un rapporto diretto con l’acqua. Una installazione ha ricreato un labirinto al cui centro sgorga acqua; la fontana ZweiWasserBrunnen da cui si possono bere le acque miscelate da due sorgenti diverse; un percorso che riproduce le tappe della Drava; le sorgenti della Drava, un’installazione presso il parco del Grand Hotel Dobbiaco, la piattaforma panoramica al lago di Dobbiaco, la centrale Schmelze che sfrutta l’energia della Rienza; e gli antichi forni fusori di Klauskofel. Tutti gli interventi e le iniziative attuati attraverso il progetto hanno permesso di riscoprire e rievocare luoghi ed attività fortemente connessi con l’acqua.
La suddivisione delle macro aree si basa sulla diversità delle opportunità offerte dagli itinerari consigliati, una sorta di grand tour per meglio conoscere queste zone o, magari per scoprire piccole realtà dimenticate e per molti sconosciute.
Speriamo che attraverso questo primo sistematico lavoro sia possibile riscoprire località in molti casi dimenticate nell’oblio per il cessato rapporto con l’acqua.
La guida si propone come agile strumento di consultazione sia per l’escursionista locale, sia per il turista che vi potrà trovare informazioni storico – naturalistiche legate al binomio uomo – acqua. Questo rapporto è stato storicamente declinato in svariati settori, acqua - forza motrice, acqua – mezzo di trasporto per il legname, acqua - fonte produttrice di energia idroelettrica; acqua – bene turistico di cui godere nei periodi di vacanza.
Il rapporto uomo - fiume è stato oggi in gran parte sostituito da quello uomo - strada, proponendo altri panorami, altre velocità di fruizione ed altri mezzi con cui compiere i viaggi.
Questa schedatura vuole presentare un’alternativa al rapporto sopra descritto favorendo la conoscenza dell’evoluzione etnografica e tecnologica dell’architettura e dell’arte che l’uomo ha saputo costruire e mantenere lungo i corsi d’acqua di quest’area delle Alpi, oggi patrimonio UNESCO.

Ivano Alfarè Lovo e Letizia Lonzi


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* Giovanna Zangrandi, nell’introduzione al romanzo “I Brusaz” intendeva descrivere il Piave e il Rienza, fiumi “di confine” attorno ai quali si sviluppa la vicenda narrata. Nei pressi della sella di Dobbiaco infatti sgorgano acque che defluiscono in parte verso il Po e il Mediterraneo (Rienza), in parte verso il Danubio e il Mar Nero (Drava). Entrambi i torrenti dall’opposto destino hanno radici nelle Dolomiti.

** Le schede dei Partner austriaci e di Dobbiaco sono state rielaborate da Ivano Alfarè Lovo, su testi forniti dalla Kärntnes Haus der Arkitectur di Klagenfurt e dalla direttrice Kathrin Tschurtschenthaler dell’Ufficio Turistico di Dobbiaco.