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Sito n. Descrizione Località file PDF
133 Allestimento al Castello di Andraz Livinallongo del Col di Lana  
Architettura Contemporanea (AC) (vedi scheda n. 34)  
Carta del Tirolo (Anich – Huber 1774) con indicazione Strada del Ferro – Disegno del Capitano Chiusole 1594-95 realizzato nel 1768. Fonte: Il castello di Andraz e le miniere del Fursil. Un itinerario storico nelle Dolomiti, op. cit.
Vista del Castello. Fonte: Arch. Marino Baldin Particolare della copertura. Fonte: Arch. Marino Baldin L’ingresso con la cappella. Fonte: Arch. Marino Baldin
La Cappella. Fonte: Arch. Marino Baldin L’ingresso. Fonte: Arch. Marino Baldin Il percorso all’interno del castello. Fonte: Arch. Marino Baldin
L’ingresso. Fonte: Arch. Marino Baldin Primo livello. Fonte: Arch. Marino Baldin Secondo livello. Fonte: Arch. Marino Baldin
 
Terzo livello. Fonte: Arch. Marino Baldin   Copertura. Fonte: Arch. Marino Baldin

  • Dati identificativi
  • Struttura edilizia
  • Architettura interna
  • Stato di conservazione
  • Riferimenti
  • Descrizione

Nome dell’opera/manufatto

Allestimento al Castello di Andraz

Tipo edilizio:

Edificio museale

Localizzazione (Comune, Prov):

Livinallongo del Col di Lana – frazione Castello, BL, Italia

Coordinate GIS:

Coordinate (tipologia Gauss Boaga): X: 1728540 - Y: 5151784

Anno di realizzazione:

Primi cenni storici successivi al 1000 (esistenza del castello)
2001 (ultimazione lavori restauro)

Progettista:

Arch. Marino Baldin

Committenza:

Regione Veneto (proprietario)

Destinazione originaria:

Antica fortificazione

Destinazione attuale:

Struttura museale

Accessibilità:

Dalla SR 203 si procede fino a Cernadoi, per poi seguire la SR 48 in direzione Livinallongo del Col di Lana, a 9 km da Pieve di Livinallongo; al km 102 si imbocca la stradina (solo il primo tratto è asfaltato) che conduce a Frazione Castello (Ciastel).

Contatto per la visita:

Le aree esterne sono sempre visitabili

Pianta

La struttura del castello è difficilmente distinguibile dal masso roccioso su cui è costruita e segue il suo andamento inclinato: ha un numero di piani che varia a seconda della zona (ad ovest 6, ad est 3). I livelli sono collegati tra loro da un corpo scale centrale di cui è stata recuperata la prima rampa.
A lato dell’ingresso principale, costruita in epoca cinquecentesca, sorge la cappella; l’abside è la torre nord del primitivo impianto.

Tecnica Muraria

Le murature del castello sono in pietra con malta di calce “gettata”; prima dei lavori sono state trovate tracce di intonaco rasato a calce.
I nuovi percorsi per visitare il manufatto sono stati realizzati in carpenteria metallica.

Volte

Si sono conservate integralmente in alcune stanze (carcere degli uomini, la cantina) le originarie volte in pietra.

Coperture

Le nuove coperture realizzate nell’intervento di recupero sono in acciaio e vetro.

Pavimenti

I pavimenti della struttura originaria erano fatti in “pastelon” (miscela di calce e calcare macinato, compattata e lisciata a cazzuola rovesciata).

Scale

Principalmente in muratura; alcuni tratti in struttura metallica.

Arredi interni

Recuperata una grande canna fumaria che partiva dal vano centrale adibito a uso cucina, collegata a numerose stufe, che rendevano di fatto il muro di spina una parete scaldante. Alla base della canna (4° livello) rimangono i resti del larin.

Decorazioni

Non presenti

Stato attuale:

L’edificio è stato recentemente restaurato

Restauri e compromissioni
significative:

Il castello ha subito nel tempo vari interventi di restauro e ristrutturazione.
Il restauro più importante data 1484-1488, ad opera di tre maestri Comacini che furono chiamati a ricostruire la rocca devastata da un incendio.
Un altro intervento si ebbe a seguito di un incendio che colpì Andraz nel 1516.
Sono documentati dei lavori di miglioria sulle parti esterne, terminati nel 1599.
Il manufatto è stato recentemente (2001) soggetto a interventi di carattere conservativo e di completamento per la protezione e l’utilizzo delle strutture.

Categoria/parole chiave

Fortificazioni in prossimità di corsi d’acqua / Strada de la vena

Fonti:

Edite

Archivi:

Archivio di Bressanone
Archivio di Stato di Bolzano

Bibliografia:

Comunità Montana Agordina, Ministero B.C.A. – Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Veneto Orientale, Regione Veneto, Il castello di Andrai e le miniere del Fursil. Un itinerario storico culturale nelle Dolomiti, progettazione e restauri Soprintendenza Beni A.A. Veneto, Finanziamenti Ministero Beni Culturali e Ambientali, Tipografia Ghedina – Cortina
Comunità Montana Bellunese, B. Fontana, D.Dall’Olio, I castelli del Bellunese, Libreria Pilotto Editrice, Feltre 1989, pp. 58-67
Materiale fornito dal progettista Arch. Marino Baldin
http://www.bellunovirtuale.com/andraz.html
http://www.camminodelledolomiti.it/tappa12.html
https://www.dolomiti.org/it/dolomiti-unesco/storia-dolomiti/
http://www.infodolomiti.it/dolomiti-da-vedere/castelli/castello-di-andraz/7122-l1.html
http://www.magicoveneto.it/Agordino/Fodom/Castello-di-Andraz.htm
http://www.via-alpina.org/it/page/361/castello-di-andraz

Descrizione dell’opera/
sito/manufatto

Il Castello sorge su uno sperone roccioso in una posizione tale che nel passato assieme ad altre fortificazioni (Avoscan, Selva di Cadore) riusciva ad avere il controllo visivo della strada che salendo da Agordo attraversava l’area dolomitica per giungere in Pusteria.
L’edificio era l’avamposto militare verso Venezia del Vescovo di Bressanone. I primi cenni storici sono successivi al 1000; si ricorda il documento del 1177 con cui Federico Barbarossa assegnò il possesso delle miniere del Fursil al Convento di Novacella. Nel 1221 la famiglia Schöneck (Colbello) ottenne in feudo il Castello dal Vescovo di Bressanone. Fino al XV sec. il castello rimase proprietà di vassalli alle dipendenze di vescovi-conti, fino a quando il vescovado di Bressanone se ne impossessò completamente nel 1416 e su utilizzato come sede di piccole guarnigioni militari poste sotto il comando di un capitano. L’ospite più illustre fu Nicolò Cusano (1457-58).
In età medievale il castello fu importante baluardo strategico militare e in particolar modo nel XVI sec, quando fu utilizzato per garantire gli interessi economici del Vescovo, messi in pericolo dalla politica espansionistica di Venezia alla ricerca di nuovi sbocchi nell’entroterra veneto (appetibile per le sue materie prime, quali legname e ferro).
Perse la sua importanza con la cessazione dell'attività estrattiva (1753-55 ca.), nonché per le mutate condizioni politiche (secolarizzazione dei principati ecclesiastici). Nel 1808 fu venduto a privati. Nel 1850 fu spogliato del tetto e degli arredi. Durante la prima guerra mondiale fu danneggiato. Venne abbandonato negli anni di maggior povertà delle popolazioni, rimase soltanto il corpo centrale e qualche rudere.
Prima dei lavori di restauro, l’edificio era completamente in stato di degrado e abbandono. Sono stati recuperati elementi di particolare rilievo, quali: la rampa di scale, costruita in pietra che in origine costituiva un sistema di rampe sovrapposte; un grande vano centrale che costituiva la cucina e la grande canna fumaria; la stanza sottostante la cucina, la cantina ancora integralmente voltata in pietra; una piccola stanza un tempo utilizzata come prigione per gli uomini (dotata di botola e finestra con latrina), ancora integralmente voltata in pietra; un grande vano a mezzogiorno (i cui solai lignei sono andati perduti) che costituiva la zona residenziale, organizzata su tre livelli.
Il lavoro è stato più volte pubblicato ed è un esempio di integrazione di nuovi elementi su strutture storiche. L’intervento è stato eseguito con fondi del Ministero B.A.C. / Soprintendenza B.A.A. del Veneto Orientale.
(Il castello di Andrai e le miniere del Fursil. Un itinerario storico culturale nelle Dolomiti; Comunità Montana Bellunese, Bruno Fontana e Dario Dall’Olio (a cura di), I castelli del Bellunese, Libreria Pilotto Editrice, Feltre, 1989, pagg. 58-67; vari siti internet)

Descrizione del contesto
di riferimento:

Il Castello sorge su di uno sperone roccioso in una posizione dominante sulla valle solcata dal Rio Valparola e dal Rio Castello.
Un tempo era luogo strategico per il controllo delle vie provenienti da sud (Belluno – Agordo – Caprile), da nord (Bressanone – Passo Eores – San Martino in Badia – Valparola e/o Pralongià), da Ampezzo attraverso la sella del Falzarego.

Descrizione altre attrattive
(paesaggi e luoghi d’acqua,
prodotti tipici locali e servizi
turistici aggiuntivi)

Andraz era strettamente collegato a Colle Santa Lucia e al vicino Cadore attraverso un percorso chiamato “la strada dei morĉ” o “strada della vena”, che collegava la zona mineraria al castello e Val Parola. A Colle risiedeva la società delle miniere (Casa Chizzali delle Inferriate), recuperato come museo della cultura ladina. Lungo tutto il percorso rimangono una serie di manufatti rurali, quali abitazioni, fienili, segherie ad acqua; lungo la stessa stradina che conduce al castello attraverso il bosco si può trovare un vecchio mulino (di recente recupero). Il castello fa parte del percorso culturale “Strada della Vena”.

Commenti/note

Il castello risulta essere la testimonianza della storia locale e il simbolo delle tradizioni culturali ladine conservate in modo esemplare (ambiente, cultura materiale, lingua…).
L’altare ligneo rinvenuto nella cappella cinquecentesca del Castello è ora visibile nella chiesa di Andraz.

Compilatore della scheda

Arianna Guadagnin